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  • Vittorio A. Dublino

SINESTESIA. Verso una mente sempre più recettiva e multisensoriale.

La Sinestesia è una condizione neurologica  che provoca la “Contaminazione dei Sensi”

Sinestesia: verso una mente sempre più recettiva e multisensoriale.

La Sinestesia è una condizione neurologica in cui la stimolazione di una via sensoriale o cognitiva porta automaticamente  verso esperienze involontarie,  che confluiscono in un secondo percorso sensoriale o cognitivo.

Le persone che riferiscono di avere tali esperienze sono conosciuti come Sinestetici.

Lo studio scientifico della Sinestesia ha iniziato a svilupparsi, con uno studio realmente sistematico,  solo da poco più di un decennio, grazie allo sviluppo delle tecnologie per la  neuroimaging.

Con l’utilizzo di tali tecnologie si ha oggi la possibilità  di visualizzare le aree in cui si verifica l’attività cerebrale attraverso una “mappa digitale” delle funzioni cerebrali; ciò  ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nello studio delle neuroscienze.

I ricercatori hanno infatti potuto scoprire che nel cervello di un sinestetico, in risposta a uno stimolo sensoriale, vengono attivati neuroni di diverse aree cerebrali: in seguito ad una percezione proveniente dal mondo esterno, dunque, non si attivano solo quei neuroni specializzati nell’assolvere a quella precisa funzione, che si dovrebbe innescare con quell’ inequivocabile stimolo sensoriale, ma induce anche l’attivazione di quelli localizzati in altre aree, come quella uditiva; stimolo visivo, non interessa solamente i neuroni della corteccia visiva.

In questo modo, gli scienziati sono arrivati alla conclusione che, in realtà, in tutti gli esseri umani i neuroni delle diverse regioni cerebrali non “lavorano in maniera isolata”, ma si influenzano, comunicando attraverso una diffusa rete di connessioni.

Negli individui Sinestesici accertati,  ciò che fa la differenza è la presenza di una rete di connessioni  più intricata della media degli individui non sinestetici.

Grazie agli studi sulla Sinestesia, pertanto, i neuroscienziati sono giunti a teorizzare  che “una corretta comprensione del funzionamento del cervello (e della Mente)  non può basarsi su una visione troppo riduzionista”. “L’intero sistema è una grande rete”, spiega David Eagleman, “Non è più sufficiente pensare a singole aree che lavorano in isolamento”.

La Sinestesia, quindi, è una condizione neurologica  che provoca la “Contaminazione dei Sensi”.

Ad esempio, nel caso dell’artista Perry Hall ,  nei suoi lavori,  le forme, i colori e i suoni sono sapientemente miscelati in un’arte “viva” e multisensoriale: in lui uno stimolo visivo  (come quello indotto dal paesaggio costiero durante il viaggio in treno) innesca immediatamente anche una risposta di tipo uditivo. E’ stato studiato che, nell’artista, colori e forme producono suoni diversi, ogni musica nella sua mente è contraddistinta da un suo proprio colore.

Come spiega la psicologa Darya Zabelina ,  “la Sinestesia è una dote che sembra essere comune tra gli artisti, con una percentuale che sfiora addirittura il 25%.  Nel resto della popolazione il fenomeno della Sinestesia si riscontra più raramente, ma, in effetti,  non tutti sono coscienti di esserne in possesso”.

Sino a oggi non è stata definita con precisione la causa della Sinestesia; nessun sinestesico, comunque, vorrebbe privarsi di una condizione percepita come un “dono”, piuttosto che come un disturbo.

Gli ultimi risultati scientifici stanno orientando la comunità scientifica a riconoscere che forse questa condizione non è tanto rara e circoscritta come si credeva. Alcuni studi suggeriscono che il cervello di tutti gli esseri umani disporrebbe del “kit di base della Sinestesia”: tutti i neonati avrebbero la possibilità di vivere esperienze sinestetiche, capacità che poi perdono con lo sviluppo. Alcune ricerche sperimentali stanno dimostrando che gli Uomini, se adeguatamente stimolati,  potrebbero  scoprirsi tutti in grado di sperimentare naturalmente esperienze  simili  alla Sinestesia.

Esperienze di tipo Sinestetico  possono essere indotte in maniera artificiale, mediante l’uso di sostanze allucinogene come la Mescalina o sostanze stupefacenti come l’LSD, oppure attraverso  esperienze di deprivazione sensoriale, meditazione ed in alcuni tipi di malattie che colpiscono la corteccia cerebrale.

Questo tipo di sinestesia è detta ‘Pseudo-sinestesia’, in quanto è indotta o comunque non presente dalla nascita. Esperienze di tipo sinestetico sono state raggiunte recentemente anche attraverso l’applicazione delle nuove tecnologie creative digitali.

Le ricerche sulla contaminazione tra i sensi  sta portando gli scienziati ad assumere che  l’ipotesi che i vantaggi indotti dalle capacità sinestetiche (in grado di sviluppare forme endogene di  “realtà aumentata”) starebbero influenzando il cammino evolutivo dell’Uomo, conducendolo  verso lo sviluppo di una mente sempre più ricettiva e multisensoriale.

Gli scienziati David Brang e Vilayanur Ramachandran affermano in una recente ricerca , infatti, che “la Sinestesia è un fenomeno altamente ereditabile, che è associato a numerosi vantaggi per l’elaborazione cognitiva, sottolineando questa condizione è sopravvissuta alle pressioni evolutive”.

Potrà l’uso massivo delle nuove tecnologie digitali facilitare nell’Uomo adulto non solo  il mantenimento, ma anche lo sviluppo delle sue innate capacità sinestetiche?

Se vogliamo volgere il nostro pensiero ad alcune teorie sui media e le nuove tecnologie forse ciò è possibile.

“Tutti i media ci violentano completamente …  Alterano l’ambiente, evocano specifici rapporti fra senso e percezione … Quando questi rapporti cambiano, anche gli Uomini si modificano …” (Mc Luhan)
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