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  • Vittorio A. Dublino

“La miseria psicologica della massa”. Conformità sociale e Pensiero di Gruppo

«Oltre agli obblighi cui siamo preparati, concernenti la restrizione pulsionale, ci sovrasta il pericolo di una condizione che potremmo definire la MISERIA PSICOLOGICA DELLA MASSA» (Sigmund Freud)

Il Pensiero di Gruppo è un fenomeno psicologico che si verifica all’interno di un gruppo di persone in cui il desiderio di armonia o di conformità nel gruppo si traduce in un risultato decisionale irrazionale o disfunzionale. Nel momento in cui il gruppo si trova ad assumere delle decisioni,  il risultato di tali comportamenti, è un affievolimento dell’obiettività, della razionalità, e della logica, con esiti che possono anche assumere la forma del consenso su decisioni che, invece, appaiono disastrose e folli per chi appena le osservi dall’esterno

La CONFORMITA’ SOCIALE  è l’atto di abbinare gli atteggiamenti, le credenze e i comportamenti alle norme di gruppo. Le norme sono regole implicite e specifiche, condivise da un gruppo di individui, che guidano le loro interazioni con gli altri. Questa tendenza alla conformazione si verifica in piccoli gruppi  o nella società nel suo complesso e può derivare da sottili influenze inconsce o da una pressione sociale diretta e manifesta. La conformità può verificarsi in presenza di altri o quando un individuo è solo. Ad esempio, le persone tendono a seguire le norme sociali quando mangiano o guardano la televisione, anche da soli. Le persone spesso si conformano al desiderio di sicurezza all’interno di un gruppo, in genere un gruppo di età, cultura, religione o stato educativo simili. Questo è spesso definito come pensiero di gruppo : un modello di pensiero caratterizzato da auto-inganno, fabbricazione forzata di consenso e conformità ai valori e all’etica del gruppo, che ignora la valutazione realistica di altri corsi d’azione. La riluttanza a conformarsi comporta il rischio di rifiuto sociale. La conformità è spesso associata all’adolescenza e alla cultura giovanile , ma colpisce fortemente gli esseri umani di tutte le età.

(*) “Nei contesti quotidiani esperienze di conformità non provocano solitamente gravi danni, ma l’allineamento di posizioni di maggioranza può avere in contesti e situazioni particolari, effetti gravi, come ha mostrato lo psicologo Janis a proposito del PENSIERO di GRUPPO nel momento in cui devono essere prese decisioni importanti in politica e in grandi organizzazioni imprenditoriali aperte. Il bisogno di conservare l’uniformità del gruppo può condurre anche ad autocensure individuali, per cui i vari membri evitano di porsi interrogativi e dubbi su ciò che sta succedendo.

 

Janis parla di una ‘sindrome’ che ha più probabilità di presentarsi in gruppi coesi, guidati da un leader influente e sottoposti allo stress e di dover prendere una decisione importante in tempi brevi

 

Analizza quali siano i vincoli che portano a processi decisionali scadenti nel quadro di grandi organizzazioni: oltre ai vincoli di natura personale ci sono anche vincoli affiliativi, che si riferiscono ai legami di affiliazione del leader con gli altri membri e che portano a regole decisionali:

  1. Il coprirsi le spalle, allo scopo di garantirsi di non essere incolpati se la decisione ha cattivo esito;

  2. La scelta della posizione più forte delle altre;

  3. Il voler vincere ad ogni costo, emergere nei contesti di confronto intergruppi;

  4. Le riunioni manovrative, manipolare il consenso per arrivare ad una decisione già presa con varie strategie, magari fissando le riunioni quando i principali oppositori non possono parteciparvi

Asch è stato il primo psicologo sociale che ha esplorato il fenomeno della conformità partendo dall’esperimento in cui sottopose i partecipanti ad una prova di giudizio molto semplice e non ambigua (i soggetti dovevano scegliere fra tre rette verticali quella simile ad una retta data come campione. Ogni gruppo sperimentale era composto da 7/9 persone e solo uno era soggetto sperimentale, gli altri erano tutti complici dello sperimentatore. I complici dovevano dare risposte sbagliate nella maggior parte delle prove previste: le risposte venivano date ad alta voce e il soggetto sperimentale era posto nella penultima posizione e ciò lo rendeva molto esposto all’influenza del gruppo. Il 75% dei soggetti sperimentali diede una risposta sbagliata, e circa il 36% delle risposte andavano nel senso della maggioranza scorretta -> pressione implicita del gruppo).  A differenza dell’esperimento autocinetico di Sherif non vi era ambiguità percettiva, l’ambiguità è infatti un elemento che provoca conformità, perché le persone che non sono molto sicure nei loro giudizi si affidano più facilmente a quelli del gruppo.”

 Il Pensiero di Gruppo (GROUPTHINK) si sviluppa nella  Conformità sociale


Il Groupthink è un fenomeno psicologico che si verifica all’interno di un gruppo di persone in cui il desiderio di armonia o di conformità nel gruppo si traduce in un risultato decisionale irrazionale o disfunzionale. Indica quindi una patologia del Sistema di Pensiero esibito dai membri di un Gruppo Sociale che si realizza quando i membri del gruppo cercano di ridurre al minimo i conflitti e di raggiungere una decisione di consenso senza una valutazione critica dei punti di vista alternativi eliminando attivamente i punti di vista dissenzienti e isolandosi dalle influenze esterne.

 

“Il fenomeno che caratterizza il Pensiero di Gruppo rappresenta una ‘patologia funzionale’ del comportamento collettivo, che può comportare l’adesione dei gruppi a decisioni sconsiderate e irrazionali, dagli effetti anche tragici ed esiziali, frutto di processi decisionali in cui i dubbi individuali sono messi da parte nel timore che possano destabilizzare gli equilibri interni al gruppo.

Nel momento in cui il gruppo si trova ad assumere delle decisioni,  il risultato di tali comportamenti, è un affievolimento dell’obiettività, della razionalità, e della logica, con esiti che possono anche assumere la forma del consenso su decisioni che, invece, appaiono disastrose e folli per chi appena le osservi dall’esterno.”

 

Il Pensiero di Gruppo richiede alle persone (raccolte ‘In-Group’) di evitare di sollevare questioni controverse o soluzioni alternative, ed una perdita della creatività individuale, di unicità e di pensiero indipendente. Le dinamiche disfunzionali del gruppo producono una “illusione di invulnerabilità” (una certezza gonfiata che sia stata presa la giusta decisione). Pertanto, l’In-Group supera in modo significativo le proprie capacità nel prendere decisioni e sottovaluta in modo significante le capacità dei suoi avversari (che costituiscono l‘Out-Group “); il pensiero di gruppo, inoltre, può produrre ‘azioni disumanizzanti’ contro l’Out-Group.

Il Pensiero di Gruppo è un costrutto della psicologia sociale, ma attribuisce una vasta portata ed influenza in letteratura scientifica nel campo delle Scienze della Comunicazione, le Scienze Politiche, il Management e la Teoria  delle Organizzazioni, nonché assume importanti aspetti relativi ai comportamenti devianti dei culti religiosi. Si ritiene che il Pensiero di Gruppo si possa verificare all’interno di Gruppi di Comunità con lo scopo di spiegare attributi di mentalità diverse da coloro che hanno opinioni politiche differenti; la conformità dei punti di vista all’interno di un gruppo (Conformità sociale) non influenza solo le decisioni deliberate dal gruppo, ma assume un ruolo importante nei processi cosiddetti di ‘distorsione di conferma’ nei singoli membri del gruppo

La maggior parte delle ricerche  iniziali e degli studi sul fenomeno del ‘Pensiero di Gruppo ’è stata condotta da Irving Janis, psicologo alla Yale University. Janis usò il disastro della Baia dei Porci (la fallita invasione degli americani alla Cuba di Castro nel 1961) e l’attacco giapponese a Pearl Harbor nel 1941, come due primi casi di studio.

(**) Al fine di rendere il fenomeno del Pensiero di Gruppo oggetto di test, Irving Janis, nel 1977, enucleò otto situazioni sintomatiche da lui considerate indicative del suo manifestarsi.


Tipo I: sovrastima del gruppo, del suo potere, della sua moralità

  1. Illusioni di invulnerabilità in grado di creare eccessivo ottimismo e di incoraggiare l’azzardo morale nell’assunzione di rischi.

  2. Credenze non messe in discussione circa moralità del gruppo, in grado di portare i membri a ignorare le conseguenze delle loro azioni.


Tipo II: chiusura mentale

  1. Ammonimenti razionalizzanti che possano mettere in discussione gli assunti del gruppo.

  2. Applicazione dello stereotipo di debole, malvagio, portatore di pregiudizi, spocchioso, inconcludente, o stupido, per chi si oppone al gruppo.


Tipo III: pressione verso l’uniformità

  1. Autocensura di idee che deviano dall’apparente consensualità del gruppo.

  2. Illusioni di unanimità tra i membri del gruppo, in cui il silenzio è erroneamente percepito come assenso.

  3. Pressione diretta a conformarsi, esercitata su qualsiasi membro che metta in discussione il gruppo, espressa in termini di “slealtà”.

  4. Mindguards (guardie/guardiani della mente) — figure auto-nominate che si incaricano di filtrare e schermare il flusso di informazione per proteggere il gruppo da opinioni dissenzienti, utilizzando varie tecniche, in maniera conscia o inconscia.


Quale effetto dei sintomi sopraelencati, il Pensiero di Gruppo si risolve in una patologia del processo di assunzione di decisioni.

Le decisioni basate dal consenso sono il risultato delle seguenti pratiche del groupthink:

  1. Esame incompleto delle alternative.

  2. Ricerca incompleta degli obiettivi.

  3. Mancato esame dei rischi connessi alla scelta preferita.

  4. Incapacità di rivalutare alternative precedentemente accantonate.

  5. Scarsa ricerca di informazioni.

  6. Distorsione selettiva nella raccolta di informazioni.

  7. Incapacità di elaborare piani in situazioni imprevist

 

References ed approfondimenti

(*) tratto da: “Psicologia sociale” (riassunto) di Manuela Floris

  1. Janis, I.\L. Mann, “Decision Making: A Psychological Analysis of Conflict, Choice and Commitment”, 1977

  2. Janis, I.L., “Decision making under stress”,  1982,  – Janis, I.L., “Groupthink. Small Groups and Social Interaction”, 1983

  3. Robert B. Cialdini\Noah J. Goldstein, “SOCIAL INFLUENCE: Compliance and Conformity”, Annual Review ofPsychology, 2004

  4. Paul ‘t Hart, “Irving L. Janis’ Victims of Groupthink”, Political Psychology, 1991 – B. Douglas Bernheim\Christine L. Exley, “Understanding Conformity: an Experimental Investigation”, 2015

  5. Erik C. Nook, Desmond C. Ong, Sylvia A. Morelli, Jason P. Mitchell and Jamil Zaki,“Prosocial Conformity: Prosocial Norms Generalize Across Behavior and Empathy”, Personality and Social Psychology Bulletin, 2016

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