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  • Vittorio A. Dublino

l’ABITO FA il MONACO per l’EFFETTO AUREOLA: e le persone belle hanno più probabilità di ricevere soc

Non è sempre vero che l’abito non fa il monaco, l’EFFETTO AUREOLA ci dimostra quanto sia importante l’attrattiva nel giudizio della società e come l’aspetto di una persona può influenzare con un pregiudizio le nostre ipotesi su quella persona

L’EFFETTO AUREOLA può essere definito come la tendenza di un individuo ad utilizzare valutazioni globali per esprimere giudizi su tratti specifici. In altre parole, usiamo giudicare una caratteristica globale (come l’essere ‘attraenti’ o ‘simpatici’) per pre-determinare tratti specifici della personalità di una persona. Attribuiamo qualità specifiche della personalità di una persona (che non hanno nulla a che fare con il suo aspetto)  che abbiamo solo visto in fotografia, sebbene non l’abbiamo mai incontrata. Questo fenomeno accade inconsciamente: non siamo consapevoli del pregiudizio che sviluppiamo semplicemente a causa dell’attrattiva di una persona.

 

Il concetto di ‘Effetto Aureola’ è stato introdotto nel 1920 (con la pubblicazione di’Un errore costante nelle valutazioni psicologiche’) dallo psicologo Edward Thorndike. Lo scienziato arrivò a questa conclusione cercando di darsi una spiegazione del perché alcune persone sono percepite come se fossero dotate di una sorta di  ‘magica Aureola’. Successivi ricercatori hanno studiato il fenomeno in relazione all’attrattiva e alla sua influenza sul Sistema Giudiziario ed Educativo. Thorndike coniò originariamente il termine riferendolo solo alle persone; tuttavia il suo studio è stato notevolmente ampliato per le sue influenze in altri campi come ad esempio nel Marketing (Neuro-marketing e Brand awareness), la Pubblicità (come fattore di selezione nella scelta dei testimonial); oppure nel casting cinematografico.

 

Diversi studi hanno dimostrato la discrepanza tra il giudizio immediato ( o pregiudizio cognitivo)  e quello ponderato (cioè dopo aver acquisito le informazioni concrete) che una persona effettua nella sua valutazione iniziale di un’altra persona, ma anche di un luogo.   Un esempio semplificato dell’effetto alone si può riscontrare quando una persona notando che una persona in una fotografia sia attraente, ben curata ed adeguatamente vestita ASSUME automaticamente (usando l’euristica mentale) che quella persona nella fotografia E’ una BRAVA PERSONA, basando la sua valutazione sulle regole sociali che influenzano l’individuo.

Questa modalità, che sembra presentarsi costantemente negli individui, di errore nel giudicare ciò che è sconosciuto riflette la modalità di selezione delle preferenze individuali, nella elaborazione dei pregiudizi , nella selezione delle ideologie, nella costruzione delle aspirazioni e nella formulazione delle percezione sociali. L’effetto alone nei processi di valutazione che opera un individuo può influenzare la sua percezione della Realtà nel corso di una decisione, di una azione o di elaborazione di un’idea, fino a modificare le sue capacità di giudizio relativamente ad una azienda, ad una persona, ad un gruppo o ad una qualsiasi entità anche quando in presenza di dati concreti.

 

Guarda le persone in questa immagine. Le persone tendono ad assegnare tratti positivi alla faccia ritenuta più attraente. Ora, immagina che una persona sia l’eroe e che uno sia il cattivo. Quale è quale? Molto probabilmente, si suppone che la persona a destra sia l’eroe e la persona a sinistra sia il cattivo. Perché? Probabilmente è perché la persona a destra sembra essere più bella e si adatta al nostro tipico concetto di eroe. Quando eravamo bambini, abbiamo imparato che i buoni sono belli e quelli cattivi sono brutti (o almeno non altrettanto belli). Cenerentola, il Principe Azzurro e gli altri protagonisti erano molto più belli della matrigna, dei sorellastre e di altri antagonisti. Anche se le storie e le raffigurazioni di fantasia di oggi non seguono necessariamente questa ‘regola’, il fenomeno si osserva ancora nelle nostre supposizioni sugli altri nel mondo reale. Ogni giorno, giudichiamo le persone dal loro aspetto e noi veniamo giudicati in cambio. La nostra prima impressione dell’attrattiva di un individuo influenza il modo in cui vediamo quella persona in modo olistico. Questo è il fenomeno noto come Effetto Aureola.

 

I risultati dei numerosi studi sull’Effetto Aureola talvolta sono sconvolgenti. Sembrerebbe infatti che “le persone belle ottengano trattamenti più favorevoli in sede processuale e vengano condannate a pene più miti rispetto a quelle brutte; le persone belle tendono ad ottenere punteggi mediamente più elevati in sede d’esame rispetto alle brutte; la bellezza in un colloquio di lavoro è più importante dei titoli di studio e dell’esperienza ai fini dell’assunzione; le persone belle, pur se sconosciute sarebbero ritenute più felici nella vita e più realizzate professionalmente; i candidati politici più belli vengono eletti molto più spesso rispetto ai più brutti” … ma ancora più sconvolgente:

le persone belle hanno più probabilità di ricevere soccorso in caso di emergenza” 

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