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  • Vittorio A. Dublino

La transizione dall’età della Ragione a quella dell’Empatia, ha bisogno di nuovi paradigmi ... dalla

«L’avidità ha fatto il suo tempo. Ora è il momento dell’Empatia» (Frans de Wall)

Un progresso culturale equivalente a quello tecnologico non ha avuto luogo nelle generazioni nate nel XX secolo

"Ci saranno sempre diversi modi per vedere la realtà e il modo dominante di comprenderla è sempre legato alle realtà sociali, tecnologiche, politiche, economiche ed ecologiche dell'epoca contemporanea. Ma se guardassimo al Passato con coscienza critica per capire gli sbagli, forse potremmo meglio comprendere il Presente e pensare ad un Futuro da affrontare con nuovi paradigmi. Perché “il superamento di questa crisi può avvenire solo attraverso un radicale cambiamento nell’approccio col mondo e con gli Altri.”

Senza dubbio, l’inizio di questo secolo è segnato da profondi cambiamenti. Ciò è dovuto ai tumultuosi e repentini progressi tecnologici.

Tuttavia un progresso socio-politico, socio-culturale e socio-economico, non hanno ancora avuto luogo in maniera equivalente a quello tecnologico.

Le generazioni nate nel XX secolo non hanno avuto il tempo di prepararsi culturalmente ad affrontare le sfide dovute a questi cambiamenti.

Le classi dirigenti soffrono il gap, rifacendosi a schemi culturali e modelli operativi obsoleti ed inadeguati.

Se, con coscienza critica, osserviamo il dibattito pubblico nella sfera della politica, ci rendiamo conto che l’Opinione pubblica ancora si identifica in schemi culturali che sono di 'destra o di sinistra'. Schemi che riflettono pensieri ideologici basati su fondamenta filosofico-politiche che hanno iniziato ad essere elaborati a partire dalla seconda metà del 1800 e che sono rimaste quasi del tutto immutate per oltre un secolo. Non rendendoci conto che queste ideologie sono il prodotto di una Rivoluzione Culturale iniziata nel XVII secolo (con l’Età della Ragione) conseguentemente ai cambiamenti economico-sociali dovuti alla prima Rivoluzione industriale, un secolo dopo diventata seconda Rivoluzione Industriale causa di ulteriori sconvolgimenti sociali sublimati nelle guerre coloniali e poi nella 1^ Guerra Mondiale.

«Dovremmo imparare dai corsi e ricorsi della Storia»

Dopo il Rinascimento & l’Umanesimo, nel XVII secolo, si iniziò a definire una Rivoluzione Culturale destinata gradualmente a sostituire, in maniera definitiva, le visioni medievali dell’Uomo e della Natura.

I nuovi pensieri filosofici di uomini come Galileo Galilei (1564-1642) o Cartesio (Renè Descartes, 1596-1650) gettarono le basi ed il fondamento della Scienza moderna, iniziando gradualmente a guidare i loro contemporanei verso una comprensione meccanica della Realtà: “il corpo era solo un’altra macchina, il cosmo era un orologio gigante” e Dio iniziò ad essere “pensato”, anziché una figura simile ad una sorta di Supremo Re, come uno scienziato universale che aveva “progettato” l’Universo e modellato le leggi naturali scandendo il Tempo come un Orologio. L’Era della Fede, che aveva caratterizzato il medioevo, si andava trasformando nell’Era della Ragione.

Le scoperte scientifiche di Isaac Newton (1642-1727, non solo fisico, ma anche filosofo, astronomo e teologo), fornirono la “prova” di questa nuova visione meccanicistica. E rafforzarono definitivamente le fondamenta di un ‘Pensiero’ che si andava diffondendo nella “Società del tempo”. Questo Pensiero iniziò a permeare la società, influenzando lo sviluppo socio-culturale ed economico. In alcuni casi in meglio, in altri in peggio.

A seguito di questa nuova interpretazione, meccanicistica, della Realtà, iniziarono ad emergere nuove tendenze nel descrivere i concetti di Giustizia, di Religione e di Educazione. In sostanza, influenzando gli assi ispirativi della Politica. Fu influenzata, ad esempio l’elaborazione di nuovi codici penali o di protocolli per l’istruzione, come anche una visione “diversa” delle mente, della persona, della società, e di conseguenza dei “mali che l’affliggono”, e sui modi di curarli.

Il nuovo pensiero ricorrente elaborato dagli intellettuali (gli Illuministi) dell’Era della Ragione sublimò nel 1789 con la Rivoluzione francese, da cui prese forma il concetto moderno di ‘Cittadino’, sancito nella ‘Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino’. Il grande fermento intellettuale, che caratterizzò questo periodo, fu causa anche delle numerose scoperte scientifiche che portarono all’avvio della cosiddetta Prima Rivoluzione Industriale.

Questa fu concomitante con la Rivoluzione francese. La Rivoluzione industriale fu favorita dall’introduzione di un nuovo regime energetico: il Carbone. Che sostituì il precedente regime costituito dall’energia eolica ed idraulica. La crisi entropica che aveva contribuito a causare la caduta dell’Impero Romano gettando l’Europa nel Medioevo fu così evitata. Non dobbiamo mai dimenticare, infatti, che la vita (in tutte le sue espressioni di forma e sostanza, sulla Terra) è regolata dall’approvvigionamento energetico.

Ma con la Rivoluzione industriale si manifestò un altro genere di crisi

“Fra il 1787 e il 1840 la produzione britannica di cotone aumentò da 22 milioni a 366 milioni di libbre”. Ciò fu causa di un repentino abbattimento dei costi di produzione e di esigenze di minori forze lavoro da impegnare. Questo stravolgimento nei processi produttivi nell’industria tessile si evidenziano via via anche in tutti gli altri settori industriali. Gli sconvolgimenti socio-culturali ed economici conseguenti la Rivoluzione industriale furono tra le cause maggiori alla base dei sommovimenti rivoluzionari del 1848. Il Conte de Tocqueville, solo poche settimane prima l’innesco della insurrezione popolare, mise in guardia i deputati della Camera francese: “stiamo dormendo su un vulcano…”.

La magia delle macchine a vapore influì anche sugli scambi commerciali e sulle comunicazioni, con l’avvento della ferrovia furono abbattuti i tempi necessari per i trasferimenti delle persone e i commerci. La “Primavera dei Popoli” si scatenò in seguito ad una formidabile recessione economica e panico bancario. A partire dai moti rivoluzionari della Sicilia il “fuoco rivoluzionario della borghesia” investì in pochissimo tempo l’intera Europa. Sebbene repressi con forza dai regimi reazionari, tuttavia i moti del 1848 obbligarono la maggior parte dei governi a ripristinare o istituire le prime Costituzioni. Le similitudini con ciò che avviene oggi che l’Umanità sta vivendo la sua Storia nella III Rivoluzione industriale, entrando nella quarta favorita dall’avvento del Digitale, è lapalissiana.

Tuttavia sembra che non tutti siano pienamente consapevoli di ciò. Ma, cosa più grave, molti di quelli che ne sono consapevoli, seppur agendo in buona fede, credono di poter affrontare le sfide del cambiamento in atto con gli stessi schemi culturali, e con strumenti analoghi con i quali si è cercato di risolvere i guai del passato.

Ma ancora peggiore è ciò che sta accadendo a causa di chi agisce in “cattiva fede”, andando contro il Bene dell’Umanità, sfruttando l’inconsapevolezza dei Popoli a vantaggio di poche élites.

Dobbiamo invece imparare dalla Storia, e non dobbiamo mai dimenticare che quelle stesse ideologie che hanno caratterizzato tutto il secolo XX, ha visto l’Umanità soffrire le più grandi devastazioni che l’Uomo abbia mai vissuto nella sua Storia.

E' l’Età dell’Empatia ... «Occorre che la competitività lasci il posto alla solidarietà»

È quanto afferma il sociologo economista Jeremy Rifkin.

In un’intervista rilasciata al New Scientist, lo studioso sottolinea «molte scoperte recenti in campo biologico, neurologico e antropologico ci offrono un’immagine dell’essere umano diversa rispetto a quella in voga durante l’Illuminismo. Per esempio, la scoperta dei neuroni specchio dimostra che siamo una specie sociale fatta più per l’empatia che per l’autonomia […] Dobbiamo ripensare le politiche economiche e porre la termodinamica alla base della teoria economica. Il prezzo dell’energia influenza qualsiasi tipo di prodotto creiamo. Allo stesso tempo gli effetti dei cambiamenti climatici stanno danneggiando le economie di molti paesi attraverso drammatici eventi atmosferici che portano alla distruzione di infrastrutture agricole e interi ecosistemi. La terza rivoluzione industriale (io credo siamo già entrati nella quarta, n.d.r.) sarà guidata in parte dalla necessità di rimediare ai danni causati dalle prime due. I nostri leader stanno usando idee del XVIII secolo per risolvere i problemi del XXI. L’idea dominante è tuttora quella che gli umani siano esseri razionali, distaccati, che perseguono il proprio interesse e che le nazioni debbano riflettere questa visione. Ma è possibile risolvere i problemi della biosfera e di 7 miliardi di persone se siamo indifferenti, privi di passione e guidati solo dai nostri interessi personali? […] Quando convergono rivoluzioni in campo energetico e comunicativo nascono nuove ere economiche che portano a cambiamenti di coscienza e a un aumento di empatia […] Le società agricole che crearono i primi sistemi di irrigazione su scala videro la nascita della scrittura. La coscienza mitologica delle culture orali si trasformò con la scrittura in una teologica. Nel processo l’empatia è aumentata. Nel XIX secolo nuove energie come carbone e vapore coincisero con grandi innovazioni nel campo della comunicazione e della stampa. Questa sinergia portò alla creazione delle scuole pubbliche e l’alfabetizzazione di massa in Europa e in Nord America. Si passò dalla coscienza teologica a quella ideologica. Lo stesso cambiamento si ebbe con la seconda rivoluzione industriale nel XX secolo che portò alla nascita della coscienza psicologica. Ogni convergenza di innovazioni nel campo dell’energia e delle tecnologie di comunicazione ha cambiato la nostra coscienza, esteso le nostre reti sociali e espanso la nostra empatia. […] Il gioco di squadra sembra essere il solo modo per scampare all’estinzione secondo Rifkin. Dobbiamo condividere la responsabilità che abbiamo nei confronti della biosfera e dell’umanità. Non basta che ognuno si prenda cura della sua parte. Il tipo di empatia necessario per far avvenire qualcosa del genere è già presente nella nostra cultura allo stato embrionale […] è in gioco la nostra sopravvivenza»

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