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Perchè l'Associazione di Promozione Sociale
APS CARABINIERI 4.0

a denominazione pubblica
APS DIFESA CIVILE 4.0 (*)

La Sicurezza Sociale è un concetto sancito dall'articolo 22 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo  in cui si afferma: "ognuno, come membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale e ha diritto alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale e in conformità con l'organizzazione e le risorse di ciascuno Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili per La sua dignità e lo sviluppo libero della sua personalità"

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Lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU che hanno definito i 17 Obiettivi dell'Agenda 2030.

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Sviluppo sostenibile e Sicurezza Sociale sono le due idee chiave

alle quali ci siamo ispirati per la costituzione di APS\Difesa Civile 4.0.  

Nel nuovo gergo ricorrente nella Sociologia, la desinenza 4.0 identifica una Società che si trasforma tecnologicamente mentre 5.0 introduce all'idea di una Società dove il Benessere e la Sicurezza dei Cittadini sono assicurati da una trasformazione digitale umano-centrica.
Noi promuoviamo le idee alla base della Società 5.0, dove l'Umanesimo tecnologico guida l'impiego delle nuove tecnologie a misura d'Uomo.   

Associazione di Promozione Sociale CARABINIERI 4.0: Unione di Esperienze Civili e Militari

L'idea del progetto "Associazione di Promozione Sociale CARABINIERI 4.0" (APS/ETS, Ente del Terzo Settore) prende vita nel 2016, grazie all'intuizione di Carabinieri in congedo che intendono mettere in risalto la "funzione sociale" svolta dall’Arma dei Carabinieri sin dal 1814, anno della sua fondazione. L'obiettivo è quello di creare un ponte tra le competenze e le esperienze del mondo civile e quelle militari.

L'Arma dei Carabinieri, con i suoi militari operativi su tutto il territorio nazionale, da sempre svolge un ruolo chiave nella comunità, garantendo "protezione ravvicinata" e "esclusiva amicizia", preservando valori e missioni che rimangono invariati da oltre 200 anni. In un'epoca segnata da incertezze e cambiamenti profondi, l'Arma rinnova continuamente questo impegno, con i Carabinieri, sia in servizio che in congedo, che sentono una forte responsabilità verso la comunità. Essi si dedicano a gestire il cambiamento e a promuovere l'innovazione sociale, mantenendo salde le fondamenta etiche dell'istituzione.

La prossimità e l'impegno dei Carabinieri non si limitano ai militari in servizio, ma si estendono anche a quelli in congedo. Molti ex militari, ricchi di competenze acquisite sia durante il servizio attivo sia nella vita civile successiva, si sentono ancora chiamati a servire la comunità. Con una notevole specializzazione e un'impareggiabile esperienza, i Carabinieri in congedo si offrono per operare attivamente nel Terzo Settore, mettendo le loro abilità al servizio dei cittadini.

In particolare:
 

1. Continuità del Servizio e dell'Impegno Sociale

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  • Militari in Congedo: anche dopo aver terminato il servizio attivo, molti ex Carabinieri conservano un forte senso di dedizione verso la comunità. Questo senso di dovere trascende il periodo formale di servizio e si radica in un impegno più ampio verso la società.

  • Ruolo oltre il Servizio Militare: la transizione dalla vita militare a quella civile non segna la fine del loro contributo sociale. Invece, apre nuove vie per applicare le competenze acquisite in modi diversi e spesso più diretti nella società civile.

 

2. Competenze Uniche e Specializzazione

  • Abilità acquisite: durante il servizio attivo, i Carabinieri sviluppano un insieme unico di competenze, che includono leadership, gestione delle emergenze, disciplina, e capacità di lavorare sotto pressione, oltre a competenze specifiche di sicurezza e difesa.

  • Applicazione nel Terzo Settore: queste abilità sono estremamente preziose nel Terzo Settore, dove la leadership efficace, la capacità di rispondere a situazioni di crisi e la gestione di team sono fondamentali

Carabinieri, patrimonio delle comunità

Immagine,  ©Arma dei Carabinieri,  viene  proposta per soli scopi di comunicazione informativa sui compiti istituzionali dell'Arma dei Carabinieri, e non vuole significare un collegamento diretto tra Scudo dei Carabinieri e l'Arma dei Carabinieri 

3. Contributo al Terzo Settore

  • Risposta alle esigenze Sociali: i Carabinieri in congedo possono utilizzare le loro competenze per rispondere a una varietà di bisogni sociali, dalla sicurezza comunitaria alla gestione di emergenze, fino al supporto in progetti sociali e comunitari.

  • Creazione di ponti tra Militare e Civile: la loro esperienza consente di creare collegamenti significativi tra le istituzioni militari e la società civile, facilitando una migliore comprensione e collaborazione tra diversi settori della società.

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4. Impatto e Benefici per la Comunità

  • Supporto Personalizzato: l'esperienza diretta e la comprensione delle dinamiche locali permettono ai Carabinieri in congedo di offrire supporto personalizzato e mirato alle comunità.

  • Mentorship e Formazione: possono fungere da mentori e formatori, trasmettendo le loro conoscenze a volontari e professionisti nel Terzo Settore, potenziando così le capacità complessive della comunità.

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5. Sviluppo Personale e Professionale Post-Servizio

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  • Crescita Continua: il passaggio al Terzo Settore offre agli ex militari opportunità di crescita personale e professionale, consentendo loro di continuare ad apprendere e svilupparsi anche dopo il servizio militare.

  • Riconoscimento Sociale: questo impegno contribuisce anche al riconoscimento e al rispetto della loro professione e del loro ruolo nella società, oltre a rafforzare la percezione positiva dell'Arma dei Carabinieri.

 

In sintesi, l'APS CARABINIERI 4.0 rappresenta un modello organizzativo che combina le risorse umane, le competenze e l'esperienza dei Carabinieri, sia in servizio che in congedo, per rispondere efficacemente alle esigenze della società moderna, contribuendo in modo significativo al Terzo Settore.

 

Come si genera l'idea 

Con le definizioni di Sviluppo Sostenibile e Sicurezza Sociale ben presenti, abbiamo identificato una serie di concetti ispiratori fondamentali che hanno guidato l'elaborazione del concept alla base del nostro progetto per la costituzione dell'Associazione di Promozione Sociale. Questi concetti chiave sono:

  1. Equilibrio Ambientale, Economico e Sociale: promuoviamo un approccio che bilancia in modo sostenibile le esigenze ambientali, economiche e sociali.

  2. Educazione e Sensibilizzazione alla Sostenibilità: ci impegniamo a educare e sensibilizzare la comunità sull'importanza della sostenibilità e sulle azioni necessarie per un futuro più sostenibile.

  3. Prevenzione e Gestione dei Rischi Sociali: focalizziamo le nostre iniziative sulla gestione dei rischi sociali, economici e ambientali per migliorare la sicurezza e il benessere delle comunità.

  4. Supporto alle Popolazioni Vulnerabili: concentriamo le nostre risorse e il nostro impegno sulle necessità delle popolazioni più vulnerabili.

  5. Partecipazione Attiva della Comunità: incoraggiamo la partecipazione attiva dei cittadini nello sviluppo di iniziative sostenibili e di sicurezza sociale.

  6. Innovazione e Soluzioni Creative: sviluppiamo soluzioni innovative per affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali.

  7. Governance Etica e Responsabile: operiamo con integrità, trasparenza e responsabilità, assicurando che le nostre azioni siano eticamente allineate agli obiettivi di sviluppo sostenibile e sicurezza sociale.

  8. Sviluppo delle Competenze e Formazione: investiamo nella formazione e nello sviluppo delle competenze dei membri della comunità per potenziare la loro capacità di contribuire attivamente.

 

Questi principi ispiratori rappresentano le fondamenta su cui si basa il nostro progetto, con l'obiettivo di creare un impatto positivo e duraturo sulla società e sull'ambiente.

da carabinieri4.0 a Difesa Civile 4.0

(*)  Inizialmente costituita con atto pubblico e registrata come

'APS Carabinieri 4.0',

la nostra Associazione di Promozione Sociale ha subito una significativa evoluzione nel suo percorso iniziale. Come risulta dal suo Statuto, la denominazione originale rifletteva un focus specifico sulle competenze e le esperienze acquisite all'interno dell'Arma dei Carabinieri.

Tuttavia, in seguito a una decisione presa in sede assembleare, l'associazione ha adottato la

nuova denominazione pubblica:

'APS Difesa Civile 4.0'.

Questa modifica non è stata solo un cambiamento nominale, ma ha rappresentato un passo importante verso l'inclusione e la diversificazione.

Con il nuovo nome, 'APS Difesa Civile 4.0', l'associazione ha ampliato il suo ambito, accogliendo membri con competenze ed esperienze provenienti non solo dall'Arma dei Carabinieri, ma anche da altre Forze dell'Ordine e delle Forze Armate.

Questa evoluzione riflette il nostro impegno a costruire un'organizzazione più inclusiva e rappresentativa delle varie competenze professionali presenti nel settore della sicurezza e della difesa civile, promuovendo così un approccio più ampio e collaborativo nella realizzazione dei nostri obiettivi

Carabinieri Patrimonio delle Comunità
I Carabinieri, “patrimonio delle comunità"

"Un anziano su una panchina, dei bambini che giocano nel parco, una piazza affollata di turisti, una moltitudine di fedeli in processione. Squarci di vita quotidiana, di una delle tante comunità italiane, con un denominatore comune: la presenza discreta e rassicurante del Carabiniere.

L'“uniforme amica” per antonomasia, quella alla quale poter chiedere molto di più che una semplice mano.

Un punto di riferimento non solo per esigenze strettamente connesse con l'esercizio dei compiti di polizia, ma spesso per un consiglio, per una parola che valga a risolvere una controversia o a prevenirne l'insorgere, talvolta solo per conforto.

Una vera e propria “funzione sociale”, quindi, assolta da una figura “familiare”, presente ovunque, nei grandi centri urbani come nei più piccoli borghi, con un'unica missione, la stessa dal 1814: il servizio alla comunità in cui opera, alla quale garantisce “protezione ravvicinata” e riserva un'amicizia esclusiva.

Un sentimento che la comunità ricambia, integrando la Stazione Carabinieri, “sentinella” del territorio, nel suo “patrimonio” con affetto e fiducioso affidamento, riconoscendo la dedizione incondizionata al bene comune e il generoso impegno dei suoi Carabinieri, gratificati dalla sola ricompensa morale.

Il continuo rinnovarsi di questo meccanismo virtuoso fa si che il Carabiniere senta ancor di più su di sé la responsabilità nei confronti della comunità e la eserciti al meglio. Questo è, in sintesi, il motivo per cui l'Arma non solo dà continue prove della propria efficienza operativa, [ ...], ma cerca anche di essere sempre più vicina alle comunità, interpretandone i bisogni e condividendone ansie e speranze.

Ciò è possibile grazie a quella capacità d'ascolto propria di chi vive il territorio e che si traduce, per il Carabiniere, in una straordinaria operosità. Un fervore operativo, sostenuto da valori etici, che è garanzia dell'ordine, della sicurezza, della legalità, della tranquillità della comunità: in definitiva, il presupposto della qualità della vita." (tratto da Carabinieri, “patrimonio delle comunità   

 

Nota Bene: i documenti informativi e le immagini ©Arma dei Carabinieri, vengono proposti per soli scopi di comunicazione informativa sui compiti istituzionali dell'Arma dei Carabinieri, e non vuole significare un collegamento diretto tra la nostra APS e l'Arma dei Carabinieri)

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etica & morale
Etica e Morale

"Etica e morale, comunemente considerati sinonimi, ma con accezioni leggermente diverse.

L’etica viene spesso identificata con la morale ma, mentre la morale identifica i comportamenti individuali nei confronti del bene e del male, l’etica riguarda i principi comportamentali di una collettività, ovvero l’insieme delle norme di condotta pubblica e privata che i componenti di un gruppo si danno e decidono di seguire.

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La rettitudine dei comportamenti, il rispetto dei valori etici e deontologici, sono, in qualsiasi Stato di diritto, la base di una ordinata convivenza civile, per il bene delle istituzioni, per il benessere e il progresso dei cittadini

 

Nella vita di ognuno questi valori devono prevalere e, in particolare, devono quasi essere patrimonio genetico per il cittadino soldato che si riconosce nei principi dell’etica militare, considerata quale elemento propulsore di motivazione, di sacrificio cosciente, di onestà intellettuale e di onore.

 

Questi valori di riferimento, questa ricchezza umana della professione militare, potremmo dire del “mestiere delle armi”, non sono cambiati nel tempo. Anche nel XXI secolo sono gli stessi e si traducono in vario modo: totale disponibilità ad un rapporto di ben dichiarata e definita dedizione finalizzato, anche al costo della vita, al servizio, al senso del dovere e alla fedeltà incondizionata alla Patria. Parlare di Patria, parlare di sacrificio e, ancor più, di sacrificio della vita appare oggi di un’attualità forte e, contemporaneamente, di una lontananza culturale e sociale quasi inconcepibile. Il militare, quindi, opera secondo una sua etica che si traduce e interagisce con quelle di altre persone che possono non coincidere con le proprie.

 

Esiste, in altri termini, un’etica universale del militare che deve tradursi di volta in volta in comportamenti morali adeguati alle circostanze

Questo è ancor più vero oggi, nel momento in cui i nostri uomini e le nostre donne sono impegnati in operazioni fuori dai confini nazionali, in aree geografiche lontane dall’Italia, non solo nello spazio ma anche negli usi, nelle consuetudini, nei comportamenti, nella cultura e nella religione. In questi contesti, una particolare attenzione va posta nella valutazione che facciamo - in base alla nostra morale di italiani, di occidentali e delle indubitabili radici cristiane - della realtà con cui ci confrontiamo. Dobbiamo porre, pertanto, un’attenzione sempre aperta a non deformare, con le lenti della nostra morale, la lettura dei contesti nei quali operiamo.

Usi e costumi sono naturalmente diversi - “altri dai nostri” come dicono gli antropologi - ma sono però i valori etici, generalmente condivisi dall’Uomo e parte integrante dell’essere militari, a far dialogare le persone e le culture.

Fattore aggregante diventa, allora, la ricerca di valori etici comuni da assumere come riferimenti certi per gestire le relazioni sociali in modo da consentire a ciascun uomo l’esercizio di diritti universalmente riconosciuti.

 

E questi valori sicuramente si allontanano e si differenziano molto dall’etica del libero mercato e della performance ad ogni costo; valori che si staccano sempre più per differenza con quelli edonistici, libertari e privatistici di una società fondata sul mercato. In effetti non è accaduto quello che la sociologia classica sosteneva e cioè che il sottosistema militare sarebbe stato assorbito dal più ampio sistema sociale in cui era inserito. Questo processo, che sembrava effettivamente realizzarsi si è fermato e, anzi, è subentrata una nuova orgogliosa consapevolezza: quella che è importante contrastare tale assorbimento, garantendo la sopravvivenza, nel più ampio sistema sociale della specificità e irrinunciabilità dei valori di riferimento e dei modi di funzionare dell’organizzazione militare.

 

Le Forze Armate, quindi, sono state e sono tuttora “portatrici sane” di quei valori etici che una parte della nostra società non dico abbia smarrito ma, forse, ha più o meno consapevolmente messo al margine dei propri comportamenti. Oggi un’inarrestabile forza centripeta sta riportando verso il “centro”, inteso come luogo metaforico delle cose importanti, quei comportamenti sociali tipici dei valori militari caratterizzati da scelte impegnative, difficili e di sacrificio. L’etica militare non si presenta, infatti, semplicisticamente come un’etica della convinzione basata sulla corrispondenza del comportamento alle norme, ma soprattutto come un’etica della responsabilità per cui il comportamento del singolo viene giudicato non solo per la sua rispondenza al sistema dei valori stabilito, ma anche per le conseguenze a cui dà luogo. Ed è il continuo essere presenti a se stessi, la valutazione degli effetti del proprio comportamento sul piano etico, che ispirano l’azione del militare e che lo espongono anche al concreto rischio della vita. Azione che non deve mai fondarsi sul timore della sanzione, bensì sulla sola intima convinzione del militare circa la necessità di assolvere al compito che gli è assegnato.

 

Tale indubbia forza dell’etica non può essere misconosciuta, né si può fondare una compagine militare su fattori che non la tengano nel dovuto conto, salvo voler procedere ad una sostanziale “laicizzazione” delle Forze Armate.

 

L’etica, nel campo della disciplina militare, costituisce l’unica vera garanzia che principi quali onore, disciplina, coraggio ed abnegazione non si infrangano davanti ad interessi personali o, più realisticamente, di fronte ai gravi rischi personali cui può andare incontro il militare.

Ecco perché appare indispensabile coltivare e promuovere l’etica come fattore di principale coesione ed efficacia, a garanzia dell’assolvimento dei compiti propri delle Forze Armate.

[...]

In sintesi, il militare deve qualificarsi come un cittadino esemplare, membro attivo di un’organizzazione che, contrariamente a quanto avveniva e avviene negli Stati assoluti dove le Forze Armate sono asservite alla politica del Sovrano, è, nello Stato democratico, al servizio della comunità nazionale ed internazionale."  (allocuzione del Generale Vincenzo Camporini, Capo di Stato Maggiore della Difesa -2009- in occasione della cerimonia di chiusura dell’anno accademico 2009-2010 del Centro Alti Studi per la Difesa)

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